Parco dello Stelvio: cosa dicono i politici del blitz

Pubblichiamo le prime dichiarazioni dei politici al blitz con cui la settimana scorsa la Provincia di Bolzano ha fatto votare in Commissione dei 12 lo smembramento della governance del Parco Nazionale dello Stelvio.

 

Mario Malossini, presidente (PDL) della Commissione ha risposto al nostro comunicato stamap dicendo che non donniamo preoccuparci, perchè i vincoli di tutela resteranno tali. idem Alberto Pacher, vice presidente della Giunta e assessore all’ambiente. Pacher aggiunge solo che il metodo sarebbe stato sgradevole. Il concetto di sgradevole in politici è inetto: di fatto in questo modo Pacher approva. Prendiamo atto.

 

Ecco le interviste integrali:

 Alberto Pacher sul Trentino 2 dicembre

Il caso Stelvio è rimbalzato ieri in consiglio provinciale, con il consigliere dei Verdi, Roberto Bombarda, che ha puntato il dito contro l’assessore all’ambiente Alberto Pacher, affermando che avrebbe dovuto rimettere le deleghe. Ma Pacher la prende come «una provocazione», anche se ammette che in termini di metodo quello della Commissione dei 12 è stato «un passaggio sgradevole».  Assessore Pacher, Bombarda ha detto che dovrebbe dimettersi sostenendo che sull’ambiente decide solo Dellai.  Lo ha detto riprendendo quanto aveva affermato Salvatore Ferrari di Italia Nostra. Io però l’ho presa come provocazione, in senso positivo. Perché questa non è una decisione di Dellai, è una previsione già contenuta nelle norme di attuazione dello Statuto. In Commissione c’è stata una forte accelerazione da parte di Bolzano.  Come si spiega tanta fretta?  Non lo so, forse hanno pensato che in questo momento il governo può essere più propenso ad accogliere una simile previsione.  E i timori ambientalisti?  Il Parco rimane nazionale, quindi i vincoli protezionistici restano. Gli uffici me lo hanno confermato. Quello che cambia è la governance. Invece che il Consorzio, la cui gestione era deficitaria, viene costituito questo tavolo di coordinamento, nel quale sono state inserite forme di partecipazione da parte dei Comuni. Credo che questo cambiamento, se gestito bene, possa portare un miglioramento, anche se si fa presto a fare meglio di prima. Il tavolo però deve lavorare in maniera effettiva.  Se ha deciso Durnwalder, Dellai si è comunque accodato.  L’ho sentito anche oggi. Non aveva nulla in contrario sulla materia in sè. Era stata definita a suo tempo. Certo, in termini di metodo è stato un passaggio sgradevole, tanto che Pinter si è astenuto.  Nel merito, la Provincia come utilizzerà queste sue nuove prerogative?

 Questo dovrà essere definito in una normativa provinciale: sarà in quel contesto che ribadiremo i criteri che garantiscano i livelli di gestione (già registrabili nei Parchi dell’Adamello e di Paneveggio) e che essi vengano trasportati nella gestione collegiale dello Stelvio. Le Province potranno intervenire in maniera più robusta, coprendo anche gli oneri della Lombardia e attenuando così i tagli statali.  Cosa cambia per gli utenti?  Assolutamente niente. Se questa gestione funzionerà bene, non potrà che migliorare il livello di attrattività del Parco. Ma sempre all’interno di una legge nazionale alla quale bisogna fare riferimento. (l.m.)

 

Mario Malossini, sul Trentino del 1 dicembre

TRENTO. Ai timori di Legambiente replica il presidente della Commissione dei Dodici, Mario Malossini, difendendo la filosofia della normativa e sottolineandone i vantaggi per gli ambiti locali. «Mi pare che abbiamo fatto anche oggi una discussione molto lunga, costruttiva, creando una norma molto equilibrata», dice Malossini. «Ci si muove dentro lo spirito della norma di attuazione del 1974 che prevedeva che tra le funzioni delle province sulla gestione del territorio ci fossero anche quelle del Parco e contemplava altresì la costituzione del Consorzio. Credo che anche il futuro, per una questione di garanzia delle risorse e dell’efficienza, possa essere maggiormente garantito con una gestione fino in fondo da parte dei territori. Tenendo conto che le province hanno legiferato in tema di flora, fauna e salvaguardia ambientale in maniera avanzata. Con questa norma si va ad assicurare una maggiore chiarezza di funzionalità, inoltre l’articolo 79 prevede interventi sui Comuni confinanti e questo è una garanzia di continuità per la qualità degli interventi. Comunque “Parco nazionale dello Stelvio” rimane e si è previsto di dar vita ad un apposito comitato di coordinamento con la rappresentanza tra gli altri dei Comuni interessati e che avrà compiti di programmazione e di indirizzo. Mi permetto di aggiungere che questo garantisce un controllo più diretto a livello dei territori, quindi in ambito locale. Adesso vediamo come andrà: la parola passa al Consiglio dei ministri».  Angelo Dalpez, presidente della parte trentina del Parco è cauto: «Io la norma non l’ho vista ancora. Certo, una gestione più autonoma l’avevamo richiesta anche noi nel 2008: sembrava che la norma che la istituiva passasse, ero tutto contento, ma poi era stata stralciata nella notte».  Questa per voi è una sorta di riparazione, dunque. «In teoria lo è, anche se sappiamo come è partita la cosa, da Durnwalder. Certi timori che hanno gli ambientalisti li toglierei: io aprirei ancora di più il Parco, lo allargherei. A Peio non abbiamo certo i grandi caroselli».  Dalpez ricorda le recenti vicissitudini finanziarie dipendenti da Roma: «Con una gestione locale non ci sarebbe stato il taglio di finanziamento sugli operai stagionali e sui Cococo avrei problemi enormi, tanto che mi sono adoperato per garantire i posti di lavoro attraverso delle cooperative in collaborazione con la Provincia».

1 dicembre 2010