Una passeggiata collettiva per un Bondone gestito con lungimiranza e condivisione – Sabato 17 Giugno

Appuntamento ore 9.30 parcheggio Rocce Rosse

Legambiente Trento si è unita a una rete di associazioni e movimenti che ha organizzato per sabato 17 giugno una manifestazione in Bondone per esprimere la contrarietà alla costruzione di un bacino artificiale, soprattutto nella zona di alto pregio naturalistico delle Viote, e per sottolineare la necessità di un maggiore coinvolgimento dei cittadini riguardo il progetto di costruzione della funivia Trento-Vason e del relativo rilancio turistico della montagna. L’appuntamento è per sabato 17 giugno alle 9:30 al parcheggio Rocce Rosse (subito dopo la galleria) per passeggiare insieme attraverso la piana delle Viote per difendere la sua bellezza miracolosamente scampata finora a una urbanizzazione selvaggia.

Nell’ultimo periodo stiamo assistendo a due proposte per lo sviluppo del Bondone la cui presunta lungimiranza, se non altro, dovrebbe essere oggetto di discussione: la costruzione di un bacino artificiale e di una funivia che collega la città a Vason.

Il contesto nel quale si collocano queste proposte è quello di una montagna caratterizzata da un lato dall’altopiano delle Viote, uno scrigno di biodiversità di estrema importanza quasi unico per il Trentino, dall’altro da una cementificazione turistica in parte abbandonata, a ricordare un passato di sviluppo turistico, soprattutto invernale, che si credeva illimitato. In Bondone, come su tutte le Alpi, le temperature stanno crescendo a una velocità doppia rispetto alla media globale e l’intero Trentino si trova a gestire un cambiamento climatico repentino.

Il turismo invernale è uno dei settori più sensibili all’aumento delle temperature soprattutto per i comprensori sotto i 2000m di quota, caratteristica di diversi comprensori trentini tra cui quello del Bondone. L’innevamento artificialerappresenta ad oggi la strategia di adattamento dominante, ma un recente studio di Banca d’Italia sostiene che non è cruciale nel sostenere i flussi turistici. Lo studio dice inoltre che i costi di innevamento artificiale aumenteranno in modo non lineare con l’aumento delle temperature e, se le temperature aumenteranno oltre una certa soglia, non sarà più praticabile. La neve artificiale può ridurre le perdite finanziarie dovute a occasionali inverni carenti di neve, ma non può proteggere dalle tendenze sistemiche a lungo termine verso inverni più caldi.

Ultimamente la costruzione di bacini artificiali viene prospettata come l’unica soluzione possibile per far fronte agli effetti negativi della siccità e garantire, al contempo, l’approvvigionamento idrico necessario all’industria dello sci alpino. Si tratta di una miope illusione, in primis perché i bacini artificiali sono molto diversi tra loro e solo raramente sono progettati per soddisfare una molteplicità di usi. Inoltre, i dati dimostrano che la costruzione di nuovi invasi è uno dei metodi più costosi e meno efficaci per trattenere in quota l’acqua e quindi contrastare i periodi siccitosi. La costruzione di un nuovo bacino costa circa 5-6€ per ogni metro cubo di acqua “salvata”, mentre la messa in opera di infrastrutture ecologiche, come un sistema di ricarica delle falde, garantisce il trattenimento della stessa quantità di acqua ad un costo di circa 1,5-2€. In aggiunta a questo, l’acqua di falda si presta ad una molteplicità di utilizzi.  Il luogo migliore dove stoccare l’acqua è dunque l’unico serbatoio che la Natura abbia mai “progettato”.

Sottolineiamo inoltre che il luogo proposto per la costruzione del bacino si trova nella piana delle Viote che, con la sua torbiera e i suoi pascoli a nardo, è un sito di estremo interesse naturalistico e rientra nel registro delle aree protette della nostra Provincia. Inutile sottolineare come la costruzione di un invaso di grandi dimensioni impatterebbe in modo devastante ed irreversibile su questo delicato ecosistema.

Per tutte le ragioni sopra elencate ci dichiariamo fermamente contrari alla costruzione di qualsiasi nuova opera di accumulo idrico sulla piana delle Viote e sulle sue immediate vicinanze.

La seconda proposta che è arrivata ai giorni nostri dopo decenni di discussioni è quella della funivia Trento – Vason, oggi intesa come infrastruttura chiave per il rilancio della montagna. Per una riqualificazione del Bondone lungimirante occorre però prima definire un piano di sviluppo complessivo che coinvolga gli operatori ma anche i cittadini e le associazioni, senza escludere i vari comuni che questa montagna coinvolge. Il primo passo per il suo rilancio non può essere la costruzione della funivia senza un ragionamento globale, senza un piano di valorizzazione degli edifici abbandonati esistenti in tutti i suoi versanti (a cominciare dalle caserme delle Viote), senza una spinta verso un turismo più lento e sostenibile con una giusta convivenza tra sciatori, scialpinisti e ciaspolatori di inverno e camminatori e ciclisti d’estate con il più basso impatto ambientale possibile. Una funivia pensata per trasportare oltre 900mila passeggeri all’anno, secondo le stime, ma che, soprattutto senza una chiusura della strada alle auto, rischia di essere un nuovo capitolo del fallimento del Bondone e di rivelarsi un mero greenwashing di mobilità sostenibile.

Extinction Rebellion Trentino

Comitato permanente di difesa delle Acque del Trentino

Fridays for Future Trentino

Circolo di Trento di Legambiente

ENPA del Trentino

WWF Trentino

Italia Nostra

The Outdoor Manifesto

Protect Our Winters

LAC Trentino Alto Adige/Südtirol

LIPU sezione di Trento

LAV Trentino

Falenablu

Arte nel verde

Pan-EPPAA

Mountain Wilderness